Didattica per competenze
Nella società contemporanea, la crescita è intimamente connessa alla capacità di gestire, elaborare, trasformare e diffondere conoscenze, promuovendo ricerca e innovazione. Vivere in una società in rapido cambiamento richiede nuove strategie: per risolvere problemi nuovi, spesso radicalmente diversi dalle situazioni affrontate in precedenza, non basta più applicare in maniera ripetitiva le conoscenze già acquisite. Occorre, piuttosto, saper apprendere “in situazione”, cioè costruire nuovi saperi facendo leva sui propri talenti; occorre saper mobilitare tutte le proprie conoscenze, sviluppate in ambiti formali, non formali e informali, operando con creatività, responsabilità e autonomia. Occorre, soprattutto, imparare ad imparare, in ogni circostanza e lungo tutto il corso della vita.
Questo scenario spinge ad una profonda revisione dei sistemi e dei modelli educativi: i nuovi bisogni di conoscenza non possono essere soddisfatti da una scuola che si limita a trasmettere nozioni, senza valorizzare le conoscenze maturate al di fuori dell’ambito scolastico.
La Strategia di Lisbona ha assegnato ai sistemi educativi il compito di favorire la maturazione di nuove competenze di base per tutti.
La Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18/12/2006 ha individuato otto competenze-chiave necessarie per la cittadinanza attiva, l’apprendimento permanente e la partecipazione alla società della conoscenza.
Non è possibile disgiungere la competenza dal contesto in cui si manifesta: si è competenti quando si decide, con autonomia e responsabilità, quali azioni compiere a seconda della situazione, attribuendo a tutto ciò che si fa un significato che sappia adattarsi e seguire ogni modificazione delle condizioni di sistema.
Il soggetto competente è capace di “trasferire” quanto ha appreso da una situazione ad un’altra e di “mobilitare” tutte le sue risorse, ivi comprese le caratteristiche personali più profonde (motivazioni, aspetti del carattere, immagine di sé, controllo delle emozioni).
Il termine “competenza” appare per la prima volta nella normativa scolastica nella L. 425/1997, recante disposizioni per la riforma dell’esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di II grado; la norma dispone che in sede di esame vengano certificate le competenze maturate dagli studenti al termine del percorso scolastico.
Il recepimento della Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18/12/2006 avviene con la pubblicazione del D.M. 139/2007, regolamento sull’obbligo di istruzione decennale introdotto dalla L. 296/2006. Il decreto articola i saperi dell’istruzione obbligatoria in quattro assi culturali (linguistico, matematico, scientifico-tecnologico, storico-sociale), per ciascuno dei quali individua le competenze di base, le abilità e le conoscenze che l’alunno deve possedere a conclusione del decimo anno di istruzione.
Il decreto individua inoltre otto competenze-chiave di cittadinanza, a carattere trasversale: Imparare ad imparare, Progettare, Comunicare, Collaborare e partecipare, Agire in modo autonomo e responsabile, Risolvere problemi, Individuare collegamenti e relazioni, Acquisire ed interpretare l’informazione.
Il rilascio del certificato delle competenze di base a conclusione dell’obbligo d’istruzione, previsto dallo stesso D.M. 139/2007, è divenuto operativo a partire dall’a. s. 2009/2010, a seguito dell’adozione del modello unico di certificazione ad opera del D.M. 9/2010.
Il regolamento di riforma degli Istituti Tecnici (DPR 88/2010) prevede che i risultati di apprendimento siano declinati in termini di conoscenze, abilità e competenze. In particolare, le Linee Guida per gli Istituti Tecnici individuano, per ogni disciplina di corso, le conoscenze, le abilità e le competenze che consentono di raggiungere il “profilo in uscita” a conclusione del 5° anno di corso.
Anche le Linee Guida per il passaggio al nuovo ordinamento dell’Istruzione degli adulti (allegate alla C.M. n° 36 del 10/04/2014) fanno espresso riferimento all’articolazione dei risultati di apprendimento in conoscenze, abilità e competenze, così come previsto dal DPR 88/2010.
L’organizzazione di una scuola “per competenze” presuppone il superamento delle principali impostazioni che, per quasi un secolo, hanno dominato nella didattica agìta:
- la convinzione che il “sapere” sia il frutto semplicemente di una accumulazione di scoperte e teorie. La conoscenza risulta così essere intesa come “una serie di contenuti”, un insieme di teorie astratte da “applicare” in pratica;
- la concezione che l’alunno apprenda solo in un contesto - quello scolastico - separato dai suoi interessi personali e reali.
Al contrario, il punto di partenza per un apprendimento significativo è l’incontro tra il soggetto che apprende e la realtà, che fa emergere interrogativi, curiosità, aspettative e consente di individuare i problemi, alla cui soluzione poi applicarsi con tutte le risorse della propria razionalità.
La competenza richiede una considerazione positiva tra la realtà e il soggetto che apprende, senza la quale non c’è disciplina scolastica che possa interessare un ragazzo, che possa essere appresa stabilmente e tradursi in padronanza.
A partire dall’a.s. 2013/14, l’Istituto “Gioacchino Russo” è impegnato in un profondo rinnovamento delle metodologie didattiche adottate dal team dei docenti: si dà prevalenza all’analisi di problemi reali e di situazioni da risolvere di volta in volta sul campo, piuttosto che ai “saperi” disgiunti dalle esperienze, dai reali interessi e dalle necessità individuali di ciascun alunno.
Il docente sollecita negli alunni l’acquisizione di competenze proponendo alla classe di esaminare problemi e situazioni reali attraverso metodologie, strumenti e materiali diversi.
Il processo di insegnamento/apprendimento si realizza in modo costruttivo, non solo come un'attività personale del singolo studente, ma piuttosto come il risultato dell’interpretazione della realtà all’interno della classe. Il gruppo diventa quindi una risorsa fondamentale (apprendimento cooperativo) per la produzione di un sapere complesso e significativo.
I docenti si avvalgono della didattica laboratoriale, della peer education, della didattica per progetti/problemi, dell’alternanza scuola-lavoro, dell’impresa formativa simulata.
La maggior parte delle metodologie didattiche adottate prevede l’individuazione di sottogruppi eterogenei all’interno della classe.
L’attività didattica si svolge attraverso unità di apprendimento e prove autentiche, anche interdisciplinari, caratterizzate da compiti-problemi riguardanti una situazione reale (o verosimile) che conducono lo studente all’elaborazione di prodotti di cui egli possa andare orgoglioso, e che costituiscono oggetto di valutazione da parte del team dei docenti.